Le classi seconde della scuola secondaria di Primo Grado della scuola “Enzo Drago”, giorno 25 novembre 2022, hanno realizzato una visita guidata a Catania e alla Sibeg Coca Cola in Sicilia.
L’uscita ha previsto la visita del “centro di Catania” in particolare piazza del Duomo, che è il cuore della città. Proprio al centro della piazza le alunne e gli alunni della città hanno potuto ammirare l’emblema della città: la Fontana dell’Elefante. Questa fontana raffigura un elefante scolpito nella lava nera, sopra il quale si erige un obelisco egizio. La leggenda narra che questa statua abbia il potere di placare l’ira del vulcano Etna.
I ragazzi e le ragazze hanno ammirato anche la “fontana dell'Amenano” che si trova sul lato sud di piazza del Duomo, conosciuta dai catanesi anche come “funtana dall’acqua o linzolu”. Fu realizzata nel 1867 per “incanalare” il capriccioso fiume che spesso causava allagamenti alla piazza. Sopra la vasca principale c’è la statua di un ragazzo, personificazione del fiume, mentre alla sua destra e alla sua sinistra ci sono due tritoni.
Gli alunni e le alunne hanno ammirato il “Castello Ursino” Costruito per volere di Federico II tra il 1239 e il 1250, nacque all’interno del progetto difensivo delle coste orientali siciliane e sorgeva su un promontorio circondato dal mare.
Il progetto dell’edificio fu ideato e realizzato per mano dell’architetto Riccardo da Lentini che decise di renderlo simbolo dell’autorità e del potere imperiale.
A causa dell’eruzione del 1669 la lava che scorreva a sud del castello, dove oggi c’è il quartiere “Angeli Custodi“, in direzione del mare, lo avvolse da ovest e da est con due bracci di magma, che colmarono i fossati e ne ridussero l’altezza “apparente” dal nuovo piano di calpestio, infatti le basi delle torri “a zampa di elefante” scomparvero alla vista e soltanto 20 anni fa sono state riportate alla luce.
La lava, che aveva un fronte di circa 800-900 metri, riversandosi nel mare a ridosso dell’edificio creò una striscia di terra ferma e da quel momento il Castello Ursino non fu più affacciato sul mare.
Nel XVI secolo divenne dimora temporanea dei Viceré, e parte della sua struttura fu adibita a prigione. I graffiti e le iscrizioni realizzate dai prigionieri sono tuttora visibili al piano terra dell’edificio, nonostante le numerose ristrutturazioni.
Nel 1934 fu restaurato con l’intento di riportarlo all’originale stile svevo, e divenne la sede del Museo Civico di Catania.
Un altro elemento che è possibile notare al Castello Ursino è la Menorah, candelabro a sette bracci; simbolo dei cicli vitali sulla terra: dalla nascita al declino di uomini, animali e piante e correlato al ciclo lunare. Altro elemento decorativo è l’aquila che artiglia la lepre, emblema del trionfo di Federico sui ribelli e, al contempo, dell’egemonia politica sul popolo catanese costretto a riconoscerne l’autorità.
Inoltre gli alunni e le alunne durante la loro visita guidata, hanno fatto una passeggiata al mercato del pesce, noto anche come la Pescheria e in Via Crociferi o “La Strada delle Chiese” per ammirare in particolare:
- la Chiesa di San Francesco;
- la Chiesa di San Benedetto, dedicata a San Benedetto;
- la Chiesa di San Giuliano;
- La Chiesa di San Nicolo all’Arena.
La Via Crociferi è una delle strade più antiche della bella città siciliana di Catania, ed è anche considerata tra le strade più belle d’Italia; proprio la sua bellezza ha fatto sì che, nel corso della sua storia, sia stata spesso scelta come location cinematografica. La Via Crociferi è un magnifico luogo del Barocco catanese dove un tempo i nobili passeggiavano e sfoggiavano il proprio potere e benessere sociale; la competizione si spostava anche sul piano architettonico poiché qui furono costruiti conventi, monasteri, chiese spesso per supportare economicamente e socialmente le seconde figlie o figli maschi in poi nella linea di eredità che sarebbero diventati preti, suore, ma spesso priori, badesse, vescovi e perfino cardinali.
Gli alunni e le alunne hanno ammirato anche la “Casa-Museo” di Giovanni Verga in un palazzo con ingresso in via Sant’Anna n. 8 che si affaccia su via Garibaldi, cuore pulsante della Catania barocca.
L'edificio è un palazzo borghese di fine Settecento, impiantato su parte delle strutture preesistenti del piccolo convento dei “Padri Trinitari della Redenzione dei Captivi”. Qui Giovanni Verga nacque nel 1840, visse la sua infanzia e la sua vecchiaia, allontanandosi da questa casa e dalla città in età adulta per inseguire la grande passione della scrittura. Nella stessa casa morirà nel mese di gennaio del 1922.
Al primo piano si trova la biblioteca, un’importante raccolta pubblica che ospita libri e manoscritti originali dei fondi archivistici e librari di Luigi Capuana e di Federico De Roberto.
Al secondo piano si trova l’appartamento privato dello scrittore, divenuto monumento nazionale nel 1939, e oggi museo. Nella prima stanza si espongono alcune prime edizioni del Verga, tradotte in varie lingue, insieme ad opere coeve di altri autori, tra le quali quelle di Luigi Capuana con dediche autografe, ed ancora stampe e ritagli di giornali d’epoca.
Il secondo ambiente è la biblioteca privata di Giovanni Verga. La grande stanza è arredata con le librerie volute dallo stesso scrittore e realizzate su misura con legno di noce proveniente dagli alberi della tenuta di famiglia di Tébidi, a Vizzini. Le sei librerie contengono circa 2600 volumi di altissimo valore e unici nel loro genere, fatti rilegare dallo stesso Verga, ognuno dei quali reca sul dorso le sue iniziali incise
Davanti al finestrone campeggia un grande leggio, usato dallo scrittore che amava spesso scrivere stando in piedi e da questa posizione guardare scorrere la vita sulla vivace via Sant’Anna.
Segue la camera da letto che sarà il rifugio di Verga adulto, luogo dove custodire i ricordi familiari con i ritratti degli avi e le foto degli affetti più cari ed anche lo spazio più intimo dello scrittore che aveva un carattere introverso e riservato specialmente negli ultimi anni. La stanza era l’angolo da cui guardare la città dalla trafficata e brulicante via Garibaldi e il luogo da cui ascoltare i canti delle vicine Clarisse, suore di clausura che lo ispireranno nella Storia di una Capinera.
Gli ambienti sono tutti arredati con mobili di famiglia, alcuni provenienti da Vizzini e, perciò, caratterizzati dalla semplicità e dal rigore di una casa di provincia del tempo. Molti sono gli oggetti personali, tra i quali la valigia e la cappelliera che accompagnavano lo scrittore nei suoi frequenti viaggi nel nord Italia. Le pareti sono arricchite da stampe, incisioni e pitture ad olio su tela di artisti amici di Giovanni.
Durante la loro passeggiata gli alunni e le alunne hanno potuto ammirare l’antico teatro “Greco-Romano di Catania” situato nel centro storico della città etnea, tra piazza S. Francesco, via Vittorio Emanuele, via Timeo e via Teatro greco. Il suo aspetto attuale risale al II secolo ed è stato messo in luce a partire dalla fine del XIX secolo. A est confina con un teatro minore, detto odeon.
Secondo le testimonianze, l'attuale aspetto del Teatro risale al II secolo d.C., quando fu realizzato a ridosso di una struttura preesistente, di età greca, poteva ospitare fino a 7mila spettatori. Ancora oggi sono visibili l'orchestra, la cavea e alcuni resti della scena.
Il Teatro, caduto in disuso, fu spogliato dei sui preziosi marmi nel 1098, per volere del Conte Ruggero, utilizzati per la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata.
La struttura teatrale visibile appartiene alle grandi costruzioni del genere di epoca antonina, composta da una complessa scena, originariamente decorata da colonne marmoree in seguito resa monumentale con l'aggiunta di nicchie e finti ambienti prospettici che dovevano creare l'illusione di una più vasta profondità, un pulpitum riccamente strutturato e decorato da marmi, l'orchestra dal diametro di circa 22 metri originariamente rivestita in opus sectile con una fantasia di cerchi inscritti in quadrati, danneggiata più volte e restaurata un'ultima volta malamente nel IV secolo, e sovente allagata da una polla di acqua sorgente scambiata in passato con l'Amenano, i due parodoi fortemente rovinati dai lavori effettuati per ricavarne ambienti e persino scarichi per le acque nere, una delle carceris resa nel XVIII secolo una palazzina privata, l'ampia cavea dal diametro di 98 metri costituita da ventuno serie di sedili, divisi orizzontalmente da due praecinctiones e verticalmente da nove cunei e otto scalette. Le due precinzioni separano le tre parti della cavea: ima (poggiata direttamente sul declivio del colle Montevergine), media e summa (queste ultime messe in comunicazione dagli ambulacri che si aprono verso l'esterno tramite diversi vomitoria ai vari cunei e tra loro con un fitto sistema di scale).
Nel pomeriggio i ragazzi e le ragazze si sono recati presso la “Sibeg Coca cola in Sicilia” che si trova a Catania presso la zona industriale. Lo stabilimento si estende su un’area totale di 58.000 mq, di cui 21.000 al coperto. La struttura dal 2000 ospita sia la zona dedicata alla produzione, che quella degli uffici amministrativi, commerciali e di direzione.
La visita guidata ha previsto un tour completo del plant produttivo, dalle linee di produzione ed imbottigliamento, all’area Controllo Qualità e trattamento acque (WWT), passando dalla Sala Sciroppi, luogo in cui la famosa “formula segreta” viene perfettamente miscelata regalando l’inconfondibile gusto a tutti i loro prodotti.
La visita dello stabilimento è funzionale anche a far conoscere i prodotti a marchio The Coca-Cola Company, la Storia di Sibeg e di Coca-Cola. Nell’ambito del percorso educativo-esperienziale, un’attenzione particolare viene riservata alla presentazione dei loro progetti di Responsabilità Sociale e Sostenibilità Ambientale, sensibilizzando così i ragazzi e le ragazze al rispetto dell’ambiente e dei valori dell’inclusione sociale.